martedì, luglio 22, 2008

Impronte obbligatorie: una visione non convenzionale (articolo di Zret)

L'esecutivo ha approvato il decreto integrato alla manovra che prevede una nuova carta d'identità della durata di dieci anni che sarà munita, oltre che della fotografia, di impronte digitali. E' evidente quindi che la questione della criminalità che, connota alcuni appartenenti alla comunità Rom, era solo un cavallo di Troia per espugnare la roccaforte della libertà. E' stata l'infame Unione europea, con le sue perverse iniziative, a creare o ad aggravare moltissimi problemi: la delinquenza, le crisi economiche (dalle eccedenze nel settore lattiero-caseario al decremento della produzione cerealicola ed ortufrutticola), i problemi ambientali e sociali...

Chi, tempo fa, avvertiva della minaccia incombente di una società ormai dominata dal Grande Fratello, era accusato di essere un visionario, un pazzo o, nel migliore dei casi, uno che esagerava. Eppure, giorno dopo giorno, assistiamo al progressivo annientamento dell’autodeterminazione sia delle nazioni sia dei cittadini, nell’indifferenza del "garante" della privacy, delle chiese, spesso pure dei movimenti per i diritti civili.

Senza dubbio ha ragione chi considera la misura fortemente voluta dal governo, ma che ha ottenuto il vergognoso plauso della finta opposizione (Partito demoncratico, Unione demoncratica di centro...) lesiva dei residui diritti e della dignità dei cittadini. E' lungimirante chi vede in questa obbligatorietà delle impronte un presupposto per la schedatura degli ormai sudditi per mezzo del D.N.A. ed un diabolico piano di controllo, mediante microprocessori sottocutanei. E' il controllo fuori controllo, l'asservimento della popolazione, poiché lo stato-mostro considera i cittadini tutti nemici: li assimila a criminali, indistintamente. Già la categoria degli automobilisti è stata criminalizzata: i conducenti sono stati trasformati in pirati della strada. I fumatori sono stati demonizzati: il fumo, si sa, nuoce anche a chi ti sta vicino e non è tabagista, mentre le scie chimiche sono un toccasana.

Qualcuno obietta, affermando che gli onesti non devono temere nulla: questo sragionamento è segno di infinita idiozia. Infatti, in primo luogo per il Leviatano nessuno è onesto: i cittadini sono tutti, per lo meno, potenzialmente pericolosi; inoltre è assai facile falsificare le impronte e disseminarle in luoghi in cui una persona non si è mai recata per incastrarla. I dissidenti, i non allineati, già vittime di angherie di ogni tipo ed impotenti di fronte allo strapotere di istituzioni in gran parte corrotte, saranno sempre più nel mirino.

E' dunque un sistema, quello delle impronte, molto aleatorio e non sicuro, ma su questi punti deboli il sistema fa leva affinché si passi al provvedimento susseguente, la schedatura genetica, ancora più insidiosa.

Gli aspetti coercitivi ed iniqui delle impronte obbligatorie per tutti sono evidentissimi oltre che esecrandi, ma qui vorrei accennare ad alcuni lati ancora più oscuri di questa identificazione. Le impronte costituiscono parte integrante dell'individuo, una sua caratteristica irripetibile: possederle significa anche impadronirsi, in un certo qual modo, dell'essenza di un uomo o di una donna. Sfruttando la correlazione "simpatica" tra impronte e persona, si potrebbero causare danni (malattie, disturbi mentali, comportamenti inconsulti...) agli individui, intervenendo in modo non-causale. Questo è sicuramente vero per il codice genetico, se ricordiamo il fenomeno definito D.N.A. fantasma. Per effetto del D.N.A. fantasma, si intende un effetto fisico in base al quale determinati spettri luminosi della macromolecola si conservano intatti anche quando il campione genetico viene allontanato dal percorso del raggio laser che l'ha colpita.

Non escluderei che, essendo gli immondi scienziati che cooperano con i sinarchisti, a conoscenza di fenomeni non-locali, sincronici, di simpatia, il Governo abbia deciso di usare le impronte ed i campioni genetici, anche come strumenti per colpire gli oppositori (veri e propri bersagli umani) o per nefande sperimentazioni.

La parte vale per il tutto: la sineddoche non è solo una figura retorica.



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